Udine, 20 nov - "L'apertura dal 1° dicembre delle prime Case
della comunità sul territorio regionale è un passo altamente
significativo per l'applicazione del Dm77 del 2022, che
riorganizza l'assistenza sanitaria territoriale in Italia. In
queste strutture i cittadini avranno a disposizione un servizio
più prossimo e più coerente con i propri bisogni, potendo contare
sulla presenza fissa di un medico nell'arco delle 24 ore della
giornata. A fronte di una crescente inappropriatezza della
domanda di salute, la capacità di intercettare i flussi può
essere garantita anche da queste strutture territoriali,
fortemente volute dal Governo e dalle Regioni. È questa la strada
giusta da seguire".
È quanto ha sostenuto oggi a Udine l'assessore regionale alla
Salute, Riccardo Riccardi, intervenendo alla conferenza stampa in
cui è stato presentato il progetto delle Case di comunità in
Friuli Venezia Giulia ed è stata annunciata l'apertura, dal 1°
dicembre 2025, delle strutture di Udine, Cividale del Friuli e
Gemona. Hanno partecipato all'incontro i sindaci dei tre Comuni
coinvolti (Alberto Felice De Toni per Udine, Roberto Revelant per
Gemona, l'assessore comunale alla Sanità Catia Brinis per
Cividale), del direttore generale e del direttore sanitario di
Asufc, Denis Caporale e David Turello, e dei direttori dei
distretti sanitari del Friuli Centrale (Angela Panzera), del
Natisone (Anna Paola Agnoletto) e del Gemonese - Canal del Ferro
- Valcanale (Gianni Borghi).
"Chiedere la riapertura degli ospedali cittadini chiusi da tempo
è un modo semplificato per rivendicare servizi che oggi non
possono più funzionare - ha dichiarato Riccardi nell'occasione -
. I mutamenti della società ci impongono di lavorare sulle
cronicità trasformando le strutture e, soprattutto, concentrando
il trattamento delle diverse casistiche acute e complesse".
Secondo Riccardi, "un'eccessiva distribuzione delle competenze
utili alla risposta acuta sul territorio mina la qualità dei
servizi e la sicurezza dei cittadini. Il modello che promuoviamo
prevede di concentrare le attività più complesse e le risposte
alle acuzie nelle strutture ospedaliere principali (hub), di
specializzare i presidi 'spoke', affinché siano in grado di
offrire una risposta adeguata, e di creare una rete territoriale
nella quale le Case di comunità rappresentano un tassello
fondamentale".
Oltre a Udine, Cividale e Gemona, le Case della comunità hub
nell'udinese sono previste a Codroipo, Latisana, Palmanova, San
Daniele, Tarcento e Tarvisio. A queste si affiancheranno quattro
ulteriori Case della comunità periferiche (spoke) nelle località
di Cervignano, Manzano, Tavagnacco e Zugliano.
Nelle Case della comunità opereranno in maniera integrata e
multiprofessionale medici, infermieri di comunità, riabilitatori,
assistenti sociali, psicologi, personale amministrativo e altri
operatori sanitari, organizzando un luogo dove il cittadino potrà
trovare una risposta ai bisogni sanitari non urgenti, ai bisogni
socio-sanitari e accedere ai servizi amministrativi. Inoltre, un
ruolo centrale viene affidato alle associazioni che, in
collaborazione con gli operatori, contribuiranno al benessere del
singolo cittadino e della comunità stessa.
Tra i principali servizi attivati rientreranno: il Punto unico di
accesso (Pua), dove sarà possibile ricevere tutte le informazioni
e le indicazioni riguardanti i servizi offerti; l'assistenza
domiciliare sulla base di programmi terapeutico-assistenziali e/o
riabilitativi personalizzati; l'infermiere di comunità come punto
di riferimento per i bisogni sanitari; ambulatori per le cure
primarie con la presenza di un medico h24 e di un infermiere 12
ore al giorno; ambulatori dedicati a patologie croniche; un punto
prelievi; un servizio specialistico ambulatoriale per la
cronicità (che si avvarrà anche di servizi di telemedicina); il
Centro unico di prenotazione (Cup); l'anagrafe sanitaria;
l'Ufficio assistenza protesica.
ARC/PAU/gg