TAGLIAMENTO/2. AUDIZIONI IV COMM: FARE VELOCI, ANZI RAGIONARE ANCORA

(ACON) Trieste, 4 nov - "Sono passati 60 anni, non c'è più tempo da perdere". "Attenzione, perché la fretta potrebbe rivelarsi cattiva consigliera". Si è, quindi, sentito tutto e il contrario di tutto nel corso della seconda tornata di audizioni sul Tagliamento organizzata dalla IV Commissione di Alberto Budai (Lega), con argomenti non difformi da quelli affrontati nelle tre ore precedenti: le piene del fiume, i progetti di laminazione, le traverse a Dignano e Madrisio, le casse di espansione fuori alveo, l'attivazione delle procedure per adottare un Documento di caratterizzazione funzionale e ambientale del progetto (Docfap) unico per l'intero bacino. A fare la richiesta è stato Francesco Martines (Pd), che l'ha motivata parlando dei ritardi negli interventi e della mozione portata in Consiglio regionale con cui si è chiesto un supplemento di indagine tecnica, non ultimo per trovare soluzioni diverse dal ponte di Dignano. "Nuova progettualità non deve significare allungare i tempi" ha detto Martines, inoltre "non esiste il rischio ambientale zero, ma la politica ha il dovere di allargare il ventaglio per trovare soluzioni nuove e muoversi con massima tempestività per la sicurezza dei cittadini e la tutela ambientale". Prima a parlare, la viceministra dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, dalla quale si è appreso che "il Governo sta lavorando su più fronti: fondi per il dissesto, semplificazione per utilizzare rapidamente i contributi e, non ultimo, potenziamento delle Autorità di bacino indispensabili per la pianificazione e la prevenzione. La politica ascolti ora i tecnici, perché sono loro che ci possono dire quali sono gli interventi necessari". Dall'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali, ovvero dalla sua segretaria generale, Marina Colaizzi, il commento in termini di rigore scientifico e trasparenza sulle progettazioni, sugli interventi e suoi loro esiti: "Tutto questo per la sicurezza delle persone e non da meno dell'ambiente. Ed è proprio per questa finalità che la Regione Fvg ha integrato le risorse nazionali con fondi propri". Regione che, a sua volta, ha preso la parola attraverso l'assessore alla Difesa dell'ambiente, Fabio Scoccimarro: "I rischi non saranno mai zero, anche perché gli eventi climatici sono particolarmente importanti in questi ultimi anni. Ai 12 esperti indicati dai Comuni rivieraschi, come prevede la mozione approvata dall'Aula, ho voluto si aggiungesse lo studio del massimo esperto italiano del settore, Andrea Rinaldo". Ed è stato proprio Rinaldo a spiegare che "la cosa peggiore sarebbe dare il via a opere non risolutive" e che "in un mondo come questo, che cambia rapidamente, non sono più veri i parametri che hanno determinato le piene del passato. Oggi aumento delle temperature atmosferiche e precipitazioni più intense fanno sì che il tempo di ritorno di un evento è cambiato, diminuito; la piena centenaria di ieri non è più certa". Il professore ha quindi parlato in termini di modelli, simulazioni e medie, affermando che "prima di decidere in quale direzione procedere, va ridefinito il valore dell'evento critico su cui poi dimensionare l'intervento. Sono passati 60 anni, ora bisogna riflettere su quale disastro ci si può attendere perché l'errore più grande è l'urgenza, fare passi irreversibili come la distruzione ambientale. Ci sono le condizioni per riflettere e io lo farò per le vacanze di Natale". Tra gli intervenuti per il Comitato dei 12 esperti sul Tagliamento, Francesco Comiti ha detto che "si è passati da come ridurre le portate a come ridurre il rischio idraulico del fiume. Tre le leve su cui agire: pericolosità per i territori, esposizione al rischio e vulnerabilità degli edifici e delle persone". Comiti ha quindi detto che si deve intervenire a monte, verificare dove è possibile laminare e farlo senza creare sbarramenti per ridurre il rischio della valle. Si deve, poi, ridurre il danno economico che subiscono i cittadini quando l'acqua entra nelle case e allertarli in tempo (il modo c'è, assicura) affinché diminuisca il numero delle possibili vittime. Non ultimo, "bisogna rilocalizzare gli edifici che saranno sempre a pericolosità elevata, anche dopo laminazioni o interventi vari". Giovanni Battista De Prato ha affermato come l'unica soluzione che sia stata al momento presentata al Comitato tecnico, e su cui è stato chiesto di riflettere, è il progetto del ponte a Dignano, mentre per Marco Petti "bisogna distinguere tra parte a monte e parte a valle di Latisana; nella parte a monte è necessario fare le casse di espansione, poi si deciderà se a destra o a sinistra dell'asse". Matteo Nicolini ritiene "che sia di assoluta importanza la conoscenza attuale dell'assetto morfologico del corso d'acqua nella sua interezza per poter confrontare le tendenze erosive/deposizionali rispetto all'ultima rilevazione sistematica che si è effettuata oramai più di 5 anni orsono. È infatti necessario che, sin dalla predisposizione del Docfap, venga messo a disposizione un rilievo di dettaglio del fiume lungo tutta l'asta fino alla foce, includendo ovviamente anche il rilievo batimetrico del basso corso". A seguire, sono intervenute alcune Amministrazioni comunali, tra cui Ragogna, che ha auspicato "non si ritorni alla contrapposizione lunga e dura degli anni passati". Bene aver archiviato il progetto delle casse di espansione, meno bene l'intervento pensato per Pinzano. "Se c'è una cosa che ho imparato - ha commentato - è che le acque di un fiume non vanno mai murate nel loro percorso. Inoltre oggi non si capisce quali siano i reali volumi da trattenere o deviare e perché il numero calcolato sia mutato negli anni e in misura decisiva". Per Latisana, quanto sostenuto da Petti "è condivisibile nel suo aspetto complessivo, ma la preoccupazione oggi è che la laminazione per 4mila metri cubi d'acqua di cui si parlava ieri oggi è diventata per 5-6-7mila mq: ciò significa che allargare la base di partenza rende complicato trovare una soluzione. Creare un Docfap su tutta l'asta del fiume e non sulle singole opere implica la riproposizione di un esame complessivo che significa ripartire daccapo dall'inizio". Per Dignano, "a quanto pare lo studio unico su tutta l'asta è una linea condivisa che la Regione ha preso in considerazione, perciò l'auspicio è che l'inizio dei lavori avvenga il prima possibile da parte dell'Amministrazione regionale, affiancata dai tecnici indicati dai Comuni". Da Precenicco un monito: "Se si pensa a una soluzione, questa deve tenere conto della sicurezza di tutti i Comuni rivieraschi. Senza un insieme complementare di opere da realizzare lungo tutto l'asse del Tagliamento, la questione non si risolve. Il ragionamento va fatto senza pregiudizi". 2 - segue ACON/RCM-fc