Trieste, 22 ott - "Un provvedimento che il nostro territorio
attendeva da oltre quarant'anni. Dopo decenni di rinvii e di
lacune normative, oggi ci avviamo a porre finalmente un punto di
partenza solido e concreto per regolamentare un settore
strategico. L'obiettivo è duplice: dare certezze a chi vuole fare
impresa e, al tempo stesso, garantire la massima tutela
dell'ambiente. Questo resta il nostro faro principale".
Sono le parole con cui l'assessore regionale alla Difesa
dell'ambiente Fabio Scoccimarro è intervenuto oggi nel corso dei
lavori della IV Commissione, che ha espresso parere positivo al
Piano regionale delle attività estrattive (Prae).
Come ha spiegato il rappresentante della Giunta,
l'Amministrazione regionale ha seguito con convinzione un
percorso partecipativo ampio, che ha coinvolto tutti i Comuni
della Regione, i portatori di interesse e gli operatori del
settore. Ne è scaturita una sintesi che rappresenta un risultato
equilibrato.
"Siamo convinti - ha aggiunto l'assessore - che questo
provvedimento sia un'ottima soluzione, in grado di unire sviluppo
economico e salvaguardia ambientale, ponendo fine a un vuoto
normativo che durava da oltre quarant'anni".
Come ha ribadito Scoccimarro, si tratta di un documento che vuole
coniugare sviluppo economico e tutela del territorio, garantendo
regole certe per chi opera nel settore estrattivo e, al tempo
stesso, salvaguardando l'ambiente e il consumo di suolo.
"Non si tratta soltanto di un atto tecnico, ma - ha detto ancora
l'assessore - di una scelta di buon governo: è un Piano che
guarda al futuro e che definisce con chiarezza dove e come sarà
possibile operare, secondo criteri di sostenibilità e
responsabilità condivisa".
Nel dettaglio, la deliberazione stabilisce le modalità per
l'attività estrattiva, dalla definizione delle aree nelle quali
possono essere avviate nuove attività alle modalità di
prosecuzione delle estrazioni nelle aree dove queste sono già
autorizzate. Entrambi gli ambiti sono regolati dal cosiddetto
"sistema dei semafori", che scandiscono l'apertura e la chiusura,
per i singoli ambiti, della possibilità di richiesta sia delle
nuove D4 che delle nuove autorizzazioni.
Scoccimarro ha poi sottolineato che "il Prae rende operativo
quanto definito dalla legge regionale 12/2016 in merito a durata
delle coltivazioni, volumi e aree ammissibili, attraverso un
sistema di monitoraggio continuo basato su percentuali di volume
scavato rispetto all'autorizzato. Solo al raggiungimento di
determinate soglie, fissate per garantire equilibrio tra attività
economica e tutela ambientale, sarà possibile aprire nuove zone
estrattive o rilasciare nuove autorizzazioni. In questo modo - ha
proseguito l'assessore - la Regione non solo assicura uno
sviluppo ordinato e controllato del comparto estrattivo, ma
responsabilizza gli operatori, premiando chi lavora in modo
efficiente e sostenibile".
Nel Piano vengono individuati come "strategici" determinati
materiali di particolare pregio, tra cui il marmorino, e le cave
e i lotti che presentano almeno il 60% di tali sostanze rispetto
al volume autorizzato. Per queste categorie è sempre consentita
l'istituzione di nuove aree D4.
"La Regione affiancherà all'approvazione del Prae anche un nuovo
regime transitorio - ha specificato Scoccimarro - ,
indispensabile per permettere agli operatori di adeguarsi e per
rendere realmente efficace il sistema dei 'semafori'. Si tratta
di una misura di buon senso, che tiene insieme la necessità di
non bloccare le attività esistenti e quella di governare con
strumenti nuovi e più efficaci il futuro del settore".
Oggi in Friuli Venezia Giulia operano 69 cave, distribuite tra
argilla (3), calcare (12), ghiaia (24) e pietra ornamentale (26).
A questi si aggiungono quattro cave la cui autorizzazione è ora
limitata al riassetto ambientale, in quanto completato il
progetto di coltivazione.
Ottenuto il parere positivo della Commissione, il Prae sarà ora
sottoposto all'attenzione della Giunta regionale per
l'approvazione definitiva.
ARC/PAU-GG/pph